Lettera

Padova50e50 mi ha inviato questa mail che mette in luce come troppo spesso i media strumentalizzino le notizie di cronaca, banalizzando quando la vittima è una donna....Da leggere e meditare, anche per gli amici maschietti...
un abbraccio
Giovanna
 
 
"Sono la donna che Venerdì scorso ha subito una molestia sessuale in pieno centro a Padova. Il Vostro Giornale ha riportato l'accaduto in un trafiletto nell'edizione di Domenica.  Gradirei fare 
delle puntualizzazioni verso il/la giornalista che l'ha steso. 
Questo il trafiletto:
"Incontro sgradito, invece, ieri mattina, per una trentacinquenne residente in città che si stava recando a prendere il treno come ogni giorno per andare al lavoro. La giovane donna è stata affrontata da un magrebino che l'ha bloccata mettendole una mano all'inguine. La vittima è riuscita a divincolarsi e si è messa ad urlare costringendo l'aggressore a fuggire. È accaduto poco prima delle otto, a due passi dalla stazione ferroviaria. La trentacinquenne si era appena lasciata alle spalle il garage San Marco.
Giunta all'altezza del sottopassaggio del cavalcavia Borgomagno si è
trovata a tu per tu con il nordafricano che non ha esitato a palpeggiarla."

Io sono semplicemente esterefatta. Sono ancora sconvolta da quanto mi è accaduto e spero che le mie parole possano essere le più lucide possibili, anche se non nego che mi è molto difficile in questi momenti mantenere la calma oltre che la lucidità. Punto primo: iniziamo a chiamare le cose per quello che sono quando si parla di violenza sulle donne. Al/la giornalista: sono sicura che se e fosse stata sua figlia, moglie o sorella, o lei stessa, e non auguro certo questo a nessuna, a subire ciò che ho subito io, non avrebbe chiamato questo fatto di cronaca 'incontro sgradito' bensì: 'molestia sessuale', questo è il suo vero nome. Punto secondo: non banalizziamo le cose, quando si parla di violenza sulle donne. Altrimenti, ma è cosa tanto scontata per voi che mi vien da ridere anche a scriverla, si finisce per ferire doppiamente chi l'aggressione l'ha vissuta in prima persona. Io, questa volta. Cosa ne sapete voi di ciò che mi ha procurato questo triste evento? Dal vostro articolo esce una figura della vittima che potrei definire: coraggiosa (perchè ha 'affrontato') e pronta (perchè ha urlato e si è difesa). Io vorrei farvi capire che quello che ho fatto è stato semplicemente una reazione, diciamo, animale,  del mio istinto di difesa. Ora, che ne sapete voi delle notti in cui non riesco più a chiudere un dannato occhio, o del trauma psicologico per cui dovrò sottopormi ad assistenza, o della paura che mi attanaglia ogni volta cammino sola per strada, paura per la quale ho dovuto cambiarei  miei orari di lavoro, solo per evitare di tornare in certe strade a certe ore?La mia libertà è stata limitata. Io non posso più dire di essere una donna 'libera'. Fine. 

Sono esagerata? Io credo di no. Io ho una paura enorme, e questa, signori miei, non me la potete togliere nè voi, nè gli amici, nè nessun altro. 
Punto terzo: vi invito, prima di ritornare a scrivere su fatti simili (sono sicura che una volta ogni tanto una donna li denuncia), a provare a mettervi nei panni di un essere umano che riceve un'aggressione nei confronti del proprio corpo, quello che ci si porta dietro ogni giorno.  Di nuovo, scommetto che i toni cambierebbero. 
Punto quarto: la figura dell'aggressore 'che non esita' a 'palpeggiare' è proprio un'immagine trita e ritrita. Quella usata da chi un qualche modo SCUSA le pulsioni IRREFRENABILI di un'uomo nei confronti di una donna, banalizzando l'accaduto. Alla fine dell'articolo ad uno gli viene persino da ridere, no? A pensare a quest'uomo sporcaccione che proprio non ce l'ha fatta a tenere a bada le sue voglie e le ha 'espresse' sulla prima 'femmina' che arrivava. Avrà avuto voglia, ahaha. Ahahah. Ogni giorno, con articoli come il vostro, si continua a perpetrare  e riprodurre la mentalità sbagliata della società italiana nei confronti di questi gravi fatti. 
Così ancora una volta le donne che vengono pesantemente molestate (ma anche gli uomini e le donne che leggono il vostro giornale)  sono  portate ad immaginare che tutto sommato hanno "solo" fatto un incontro sgradito. Anche Giovanna Reggiani a Tor Vergata ha fatto un incontro che certamente non ha gradito: a lei è andata peggio, ma se se la fosse cavata come me, sarebbe stata l'ennesima notizia francobollo. 
Non deve servire che ci scappi il morto. Non devono essere necessarie le botte e le lesioni fisiche per considerare questo fatto un reato penale e l'esecutore un soggetto pericoloso, da fermare prima che succeda di peggio. 
Ma questo, forse, succede solo nei paesi civili. Non certo nell'Italia di oggi: così provinciale e così maschilista. Scusate, ma proprio non potevo starmene zitta. 

Nessun commento:

Posta un commento