Contro la violenza di genere, ripartiamo dalla prevenzione.
Oggi non bastano più le parole, né le leggi scritte per i titoli dei giornali. La nuova proposta di legge contro il femminicidio è l’ennesimo gesto simbolico di una politica che sceglie la scorciatoia del penale invece di investire in prevenzione, cultura, servizi ed educazione. Non è con nuovi ergastoli che si salva dalla violenza di genere: è con case rifugio finanziate, con educazione affettiva nelle scuole, con percorsi di libertà economica e psicologica. Il femminicidio non è un raptus, è l’ultimo atto di una violenza sistemica, figlia della disuguaglianza e del patriarcato.
È fondamentale educare al consenso ed alla affettività soprattutto le nuove generazioni per un cambio culturale equo e paritario. E mentre si parla di punire, il governo taglia fondi ai centri antiviolenza e censura l’educazione sessuale nelle scuole.
Il DDL Valditara vuole vietare l’educazione sessuale nelle scuole e imporre il consenso delle famiglie sui contenuti educativi trasformando la scuola come luogo non di prevenzione della violenza di genere e ogni altra discriminazione.
L’emendamento della Lega al DL Valditara, (ad oggi ritirato grazie alle proteste dal basso), ha alimentato un clima di paura e ostilità nelle scuole nei confronti dei programmi di educazione alla sessualità e affettività.
Questo non ha altro nome che censura, utile a mantenere un popolo nell’ignoranza e nel perpetuare il clima d’odio che nasce dalla paura dell’altrə.
Perché una scuola che parla di rispetto, di differenze, di identità, di corpi e di desideri è una scuola che libera.
E la libertà fa paura a chi vuole controllo e obbedienza.
Noi, attivistə transfemministe e frocie continueremo a esserci, dentro e fuori le scuole.
Al fianco di chi insegna e di chi cresce, per costruire insieme spazi sicuri, consapevoli e accoglienti.
Perché la violenza non si ferma con le manette.
Si ferma con la cultura, con l’educazione, con l’amore libero da ruoli e gerarchie.
Si ferma quando ogni bambinə può crescere sapendo che il proprio corpo e la propria identità valgono, sempre.

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